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Trento, 26 maggio 2010
Bombarda consegna un cestino di veleni
Dalla Valsugana a Dellai: «Acqua, terra e diossina»

Il consigliere Verde «ambasciatore» dei residenti arrabbiati di Borgo
da l’Adige di mercoledì 26 maggio 2010

«Le mamme di Borgo Valsugana mi hanno dato questo cestino da consegnare al presidente e all’assessore all’ambiente». Cosa contiene? «A quanto pare, “prodotti tipici” della Valsugana». Roberto Bombarda, consigliere provinciale dei Verdi, quel cesto di vimini lo ha consegnato ieri dopo il suo intervento in consiglio provinciale. Ieri mattina lo ha dato ad un silente, e non proprio sorridente, governatore Lorenzo Dellai (Pacher in quel momento non si trovava in aula).

Conteneva terra, acqua ed erba raccolte nelle immediate vicinanze dell’acciaieria. Mamme e volontari dei comitati cittadini erano su tutte le furie: in molti ieri hanno sventolato l’articolo dell’Adige, firmato da Nicoletta Brandalise, in cui si raccontava di un altro documento, «di cui la Provincia ci ha tenuto all’oscuro». Si tratta di un documento dell’Istituto superiore di Sanità che venne indirizzato a Fabio Scalet, dirigente del Dipartimento Urbanistica e Ambiente della Provincia: un plico che dà un quadro meno rassicurante sulla situazione dell’inquinamento in Valsugana. Nella relazione riassuntiva non era stato fatto accenno allo sforamento di diossine e furani (tre volte superiore al limite di legge che è di 0,5): un giudizio severo sulla Provincia l’Istituto lo esprime anche per quanto riguarda i dati raccolti.

Così l’ambientalista Bombarda, anima critica all’interno della maggioranza di centro sinistra, si è fatto ambasciatore della rabbia delle mamme di Borgo Valsugana. All’esterno le donne, accompagnate da qualche bambino e da qualche papà, fermavano chiunque passasse a tiro. Il primo ad accettare il confronto è stato il presidente del consiglio provinciale Gianni Kessler. Operazione non facile quella dell’ascolto delle mamme arrabbiate con la politica e con le istituzioni che, in questa vicenda, non hanno brillato.

Alcune mamme, all’uscita del palazzo della Regione, hanno placcato l’assessore all’industria Alessandro Olivi, che poco prima era riuscito a dribblare i manifestanti (una ventina quelli visti in piazza Dante). Posato il telefono cellulare, non ha potuto evitare l’incontenibile Giuliana Wasserman Ferrai, commerciante di Borgo Valsugana, divenuta uno dei volti simbolo del comitato per la difesa dell’ambiente.

«Avete nascosto le carte» viene detto all’assessore. «Non ho ancora letto l’articolo del giornale» replica lui. E poi aggiunge: «Ma pensate veramente che la Provincia abbia interesse a non approfondire i dati. Vi invito ad avere fiducia nell’operato della pubblica amministrazione. Siamo dalla stessa parte: pensiamo alla salute e all’ambiente». «Non sembra proprio» risponde una donna da «dietro le quinte».

Ma a parlare con i comitati c’erano anche il Pdl Rodolfo Borga («C’è chi ha la responsabilità di ciò che è successo. Non accetto di essere messo nello stesso calderone con Pacher e Dellai»), il leghista Mario Casna («Prendetevela con chi parla ma non muove un dito») e Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino). Con le mamme c’era anche il dottor Roberto Cappelletti, medico, sindaco di Centa San Nicolò e fra i leader dei Medici per l’ambiente. «Il punto - dice - è che noi abbiamo come interesse la salute della gente, mentre sembra che la Provincia abbia come interesse il mantenimento dell’acciaieria. Nel 2007 hanno modificato l’articolo 51 del testo unico della normativa dell’87, dicendo che, se l’azienda non rispetta i limiti imposti dall’Unione europea, vale comunque la legge nazionale. Ci sentiamo presi in giro». Ed è ancora scontro fra comitati e politica provinciale.

     

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